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  • Autore: Maria Carmela Micciché
  • Editore: CdA edizioni
  • Titolo: Poesie ignoranti

Ragusa, 9 agosto 2020 — È nato da poche settimane (25 luglio) ed è già un virgulto cresciuto che tende a fare i primi passi da solo. La genitrice ne va molto fiera e soddisfatta dopo tante settimane di gestazione. Pur essendo un pochino gelosa della sua creatura, è contenta di farla conoscere agli altri affinché possano apprezzarla per le sue caratteristiche intrinseche: animo letterario, carattere fluido e sagace.

La "genitrice" è Maria Carmela Micciché, apprezzata scrittrice sciclitana con alle spalle anche l’esperienza di testi teatrali, e la sua “creatura” è la recente opera Poesie ignoranti (CdA Edizioni, luglio 2020), titolo molto particolare che attira non poco la curiosità del lettore. Il volume sarà presentato venerdì 21 agosto (ore 21.30) alla rassegna letteraria “Liolà”, quest’anno giunta alla terza edizione 2020, iniziativa culturale che, con la ProLoco Mazzarelli in sinergica collaborazione con il Comune di Ragusa e numerosi sponsor, va ad intrecciare libri, incontri, opere, luoghi, autrici e autori presso il cortile suore Sacro Cuore, nella frazione rivierasca di Marina di Ragusa. Converserà con l’autrice Antonella Galuppi.

 

Chiediamo subito a Maria Carmela Micciché perché questo titolo?

È mia convinzione credere che fare poesia appartenga ai poeti veri, quelli che conoscono la metrica, lo stile, il linguaggio ricercato e tutto quello che trasforma dei pensieri in rima in poesia. Io non sono una poetessa, di conseguenza questa è una raccolta di poesie ignoranti, nel senso che i miei versi ignorano le regole del poetare serio, aulico, letterato.

 

I versi poetici comunque esprimono emozioni, raccontano anche il vissuto di chi scrive. Nelle tue pagine?

In queste pagine, ci sono storie nate da emozioni immediate, dirette, bisognose di trovare parole e voce. E così, con la stessa primitiva spontaneità, senza schemi e inquadrature studiate, le giro a chi mi regalerà il suo tempo. Nutro un profondo rispetto per chi mi legge e per il tempo che mi dedica, per il momento emozionale che vive con me da lontano, mentre con gli occhi segue il viaggio delle parole che fluiscono dal foglio a qualcosa di intimo e personale.

 

L’autrice, infatti, è andata oltre la consueta dimensione poetica, in quanto fa viaggiare il lettore in un itinerario letterario dove la punteggiatura è minimale, senza virgole, perché “il mio desiderio – scrive Maria Carmela - è che ciascuno possa fare suoi i miei versi, seguendo la propria sensibilità e che, in un sereno momento di comunione, possa mettere pause e cadenze dove sente che debbano essere, perché vibrino assieme all’emotività più intima del proprio sentire”. Dunque, una commistione di vibrate emozioni tra il lettore e l’autrice che, in tal modo, va ad evocare una sorta di “collaborazione”, forse un po’ bizzarra, generando un’alchimia emotiva che possa arrivare «laddove i sentimenti si originano e prendono forma, dove i respiri restano sospesi e vi si può appendere un sorriso, una lacrima, una stella, un pensiero». 

Si tratta di «un viaggio emozionale, e solo dopo professionale, indimenticabile e decisamente non conforme” – annota Patrizia Vittoria Rossi (consulente editoriale - CdA Editing) che ha curato la prefazione –. «All’inizio del mio compito di editor – dice – mi parve bizzarra e audace la scelta di Maria Carmela, di cui conosco e apprezzo il suo irrefrenabile estro, di privare tutti i componimenti dei segni grafici d’interpunzione. Raccolsi la sfida con fiducia incondizionata nei confronti dell’autrice e con una buona dose di condivisa caparbietà nel voler rendere merito a una così ardua prova di coraggio. Mi sono commossa a togliere le virgole, lì, dove l’emozione si dissetava in un solo sorso, di parole, di immagini nude e disarmanti per il loro valore evocativo. Sorrido per aver pensato: “non provate a fare queste cose a casa”, sorrido perché so che non tutti riuscirebbero a buttarsi giù, di testa e senza rete, come ha voluto fare Maria Carmela Miccichè… e un po’ anch’io, con lei».

 

Tutto è nato per caso?

Questa raccolta di poesie non è casuale, non è nata per gioco, anzi, è frutto di un grande lavoro e di una grande responsabilità da parte dell’autrice che, ben conscia “dell’azzardo” ha voluto comunque addentrarsi in un terreno a lei sconosciuto, minato verrebbe da dire, ma verso il quale non ha mai provato timore grazie alla convinzione che ciascun lettore avrebbe fatto suo quel poetare senza inganno e presunzione, un grande lavoro d’amore applicando al testo i suoi ritmi, le sue virgole, le sue pause… e solo le sue.

Maria Carmela Miccichè, della quale conosciamo la grande umiltà e, in particolare, la caratura stilistica, con Poesie ignoranti ha aperto, abbattuto?, i confini di quelle che potremmo definire “consuetudini”. Inutile negare, come lei stessa scrive, l’importanza della punteggiatura in un testo, ma è altrettanto «doveroso riconoscere alla potenza creativa di uno scrittore il valore ineguagliabile di un miracolo».

A tale proposito, scrive l’autrice: «… E scrissi di quel giorno in cui inventai il mare e lo attraversai su un treno a vapore». Se lei è in grado di fare questo (e leggendo il libro ci rendiamo conto che è riuscita a farlo) cos’altro resterebbe a noi se non sperare di trovare posto in uno degli scompartimenti di quel treno e goderci la traversata assieme a lei? 

Giuseppe Nativo

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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